Carla e Franco, raccontano la loro esperienza di viaggio nel povero paese africano dall’antica fede cristiana. E’ un viaggio che li ha portati a conoscere una popolazione dalle tradizioni religiose diverse dalle nostre ma con la medesima base cristiana. Coni loro appunti di viaggio anche noi veniamo a conoscere una fede che non può che interrogare la nostra.
Quest’anno io e Franco abbiamo deciso di fare un viaggio in Etiopia con un itinerario chiamato ETIOPIA CLASSICA CRISTIANA.
Dopo diversi tentativi di prenotazione andati a vuoto per scarsità di iscritti (le persone hanno paura di attentati) abbiamo trovato un tour operator e siamo partiti in otto provenienti da varie parti di Italia.
Il punto centrale del viaggio è stato di partecipare alle cerimonie del TIMKAT (epifania dei cristiani copti etiopi) a LALIBELA posto importante dell’Etiopia Cristiana.
Ogni anno (pressappoco a metà gennaio) le “TABOT”, il simbolo dell’Arca della Alleanza,escono dal Sancta Santorum delle Chiese Copte e vanno verso il fonte battesimale.
Una malinconia misteriosa e atavica aleggia fra la gente.
La massa di persone che tutta la notte attende agli interminabili canti,scanditi al ritmo del tamburo e del sistro, sembra emergere da un mondo antico….:l atmosfera delle grandi storie bibliche.
Alla prima alba del giorno del TIMKAT, questa folla si leva e una processione di gente avvolta in scialli di cotone bianco grezzo avvolge i drappi damascati che nascondono le TABOT e i paramenti sacri luccicanti dei Preti Copti.
Quello descritto è il contesto storico ambientale ma questo viaggio ha provocato in noi una quantità di sensazioni differenti. Emerge senza dubbio una certa nostalgia davanti alla freschezza di una forma di vita più semplice,libera dalle sofisticazioni della nostra società del benessere. A questo si aggiunge una sana invidia per la semplicità di una fede radicata nella vita quotidiana,capace di sostenere la fatica e le sofferenze di tante privazioni.
Nelle persone,specialmente nei bambini, si percepisce l’eco di una gioia che non è facile riconoscere nella nostra società opulenta.
Dall’altro lato la precarietà di questa vita senza risorse umane, culturali, economiche e sociali provoca con la stessa forza una sensazione di ingiustizia.
La memoria e le sensazioni di questo viaggio ci stanno aiutando a guardare la nostra realtà e a vivere la nostra fede in maniera più semplice .