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“bambini, il terremoto!”

40 anni fa il terremoto fece tremare il Friuli e sconvolse la vita di migliaia di persone in un ampio raggio del nord Italia. Una testimonianza personale di chi in quei giorni era solo un bambino e scopriva il mondo anche con i suoi drammi.

Erano le 21.01 del 6 maggio 1976, allora ero un bambino di quasi 9 anni e con le mie sorelle stavamo guardando TeleCapodistria in attesa di un programma per noi bambini. Non ricordo quale fosse la trasmissione che di solito vedevamo il giovedì a quell’ora, ma ricordo bene che  il segnale della televisione in bianco e nero, che in quel momento faceva vedere dei cavalli al galoppo in una prateria, improvvisamente sparisce, ed io sono contrariato perché questo significa che molto probabilmente non avrei visto la tv. Nello stesso tempo sento che le mie sorelle iniziano a litigare perché una dice a quella seduta dietro di smettere di muoverle la sedia… Un’altra scocciatura con inevitabile pianto di qualcuno…

In realtà il segnale tv è disturbato e la sedia di mia sorella si muove per lo stesso evento che in quegli istanti sta scuotendo il Friuli a qualche centinaia di chilometri dal mio paese dove mi trovo, Bussolengo in provincia di Verona.
Ma è la voce di mia mamma dal corridoio ad annunciare a noi bambini l’evento che sta accadendo e che non avevamo mai sperimentato: “bambini, il terremoto!”, con un tono di voce rassicurante e quasi di gioco.

Scendo subito dal tavolo sul quale sono seduto  vicino alla piccola televisione, e le mie sorelle si alzano. Ed è proprio in quel momento che mi accorgo che la casa, un appartamento al terzo piano, trema. Ricordo il rumore sordo e profondo della struttura che si muove e il rumore dell’attaccapanni di plastica che ondeggia in corridoio… Non sono certamente paragonabili ai boati terrificanti che gli abitanti dell’epicentro del terremoto stanno sentendo, ma per me sono rumori impressionati, e mi rimarranno a lungo impressi nella mente.
Ma in quel momento io non ho paura, perché mia mamma non ha paura e ci invita in modo rassicurante ad andare vicino a lei…
Solo il giorno dopo, leggendo i giornali, con le le prime immagini e i racconti di quello che era successo, mi rendo conto di cosa è veramente quel terremoto.

Per me il terremoto del Friuli di 40 anni fa, rimane “il terremoto”, anche se dopo ce ne sono stati altri in Italia e nel mondo, e anch’io ne ho avvertiti altri.

Quel dramma che io ho vissuto all’inizio in modo inconsapevole, ha segnato la mia crescita, e l’anniversario mi riporta ancora all’orecchio della memoria la voce di mia mamma, che ben consapevole di cosa potesse significare un terremoto, ha avuto la sola preoccupazione di tenerci vicini e al sicuro, senza scappare pensando solo a se stessa.

E fece questo con il linguaggio del gioco che è quello dei più piccoli: “bambini, il terremoto!”

don Giovanni Berti