Alessandra ci racconta il suo viaggio, compiuto ad Aprile, in Bhutan, piccolo e lontano stato asiatico, attraversato a piedi in un lungo e faticoso cammino, ripagato dalla bellezza dei luoghi e della vita incontrata.
di Alessandra C.
Il Bhutan è un piccolo stato ad est del Nepal compreso tra la Cina a nord e l’India a sud, attraversato a nord dalle ultime propaggini del gruppo montuoso dell’Himalaya.
Si tratta di un paese buddista, abitato da gente dolcissima, educata pacifica e molto rispettosa dell’ambiente. E’ retta da una monarchia da circa un secolo. Il penultimo Re, particolarmente illuminato ha introdotto un governo, rinunciando quindi alla monarchia assoluta, ha realizzato un servizio sanitario nazionale ed ha sviluppato nel paese il concetto di benessere e felicità collettiva. Gli abitanti del Bhutan quindi non hanno l’obiettivo costante di aumentare il PIL nazionale, quanto quello di migliorare le condizioni di vita di tutti in modo di raggiungere la massima serenità interiore.
Il suo carisma è cosi forte che tutti lo rispettano e lo amano.
Sono partita per il Bhutan per fare un viaggio trekking seguendo uno dei percorsi più belli e spettacolari del paese. Eravamo un gruppo di 22 persone, tutti ben allenati e pronti ad affrontare con buon spirito di adattamento anche molti disagi. Abbiamo percorso in 6 giorni circa 140 km e affrontato dislivelli medi di 1000 metri al giorno in salita tra i 3000 ed i 4500 metri sul livello del mare. Abbiamo raggiunto il campo base dello Jomolari (monte sacro di 8000 m) e il passo più alto che abbiamo superato era a 4890m!
La fatica fisica, il freddo, le notti passate in tenda con temperature anche sotto lo zero sono state ripagate dalla inaudita bellezza del paesaggio. Boschi di cipressacee folti e rigogliosi coprivano i monti fino quasi a 3000 m, tantissimi rododendri in fiore avevano le dimensioni di alberi veri e propri. I fiumi sempre gonfi di acque spumeggianti spesso davano ristoro, lungo le salite, ai nostri poveri piedi!!
Le valli verdissime nella zona bassa, vicino a Paro erano costellate da risaie, mentre salendo verso i monti più alti, erano caratterizzate da boschi folti e grandi pascoli dove si incontravano gli yak.
A 4000 m, vicino al campo base dello Jomolari abbiamo anche trovato una scuola!!! I bimbi tra i 5 e i 12 anni, tutti nel costume tradizionale qui frequentano le scuole elementari e imparano da subito l’inglese!!! i bimbi raggiungono la scuola a piedi, spesso da soli percorrendo parecchi km in sentieri di montagna!!
Il nostro gruppo era accompagnato da 12 muli e cavalli che ci aiutavano a portare cibo e tende e la carovana spesso si incrociava con altrettanti muli carichi di materiale elettrico. I Bhutanesi stanno infatti realizzando una linea elettrica che sale fino a 4000 e che porterà corrente ad un piccolo villaggio vicino alla scuola da noi visitata. Accanto alle bestie salivano anche gli operai bhutanesi, indiani e cinesi ciascuno carico di un tubo di cemento, per la costruzione dei pali della luce!!!
Ogni ponte attraversato, ogni piccolo tempietto era sempre ricoperto di bandierine votive (le preghiere!)
Le nostre guide ci hanno insegnato a ripetere le loro preghiere girando le ruote sacre dei piccoli templi e aggirandoli sempre in senso orario (guai a sbagliare!) e a mandare i nostri voti al vento, a toglierci le scarpe per entrare nei loro ricchissimi templi profumati d’incenso, ad essere rispettosi così come loro sempre pieni di devozione.
Prima di ogni pasto seduti a terra, gettavano un pugnetto di riso al suolo e recitavano una breve preghiera di ringraziamento. Erano sempre ridenti e gioiosi anche se spesso, vestiti troppo leggeri, la mattina li vedevamo tremare… ma non per questo perdevano il buon umore.
L’alimentazione è quasi completamente vegetariana. I bhutanesi coltivano tutto senza anticrittogamici e le loro verdure ed i loro frutti sono saporitissimi e sempre maturi.
Il riso fa le veci del pane ed è sempre accompagnato da tantissime verdure cotte al vapore o con sughi piccantissimi. Ogni tanto si poteva mangiare pezzetti di pollo, raramente manzo, che a dir la verità era durissimo e della consistenza di una chewingum.
La prima colazione, pasto per noi molto importante, prima della fatica, era a base di uova strapazzate, fagioli cannellini in umido con salsa di pomodoro dolce… qualche marmellata… qualche fetta biscottata (nostra) the, caffe (terribile) e spesso anche solo tanta acqua calda! Quando hai lo stomaco un po’ in disordine va benissimo!! E ti disseta.
Abbiamo condiviso con le nostre guide le fatiche, ma anche le gioie dell’avventura e l’ultima sera intorno ad un fuoco meraviglioso nel mezzo di una valle sterminata e deserta abbiamo cantato, loro i loro canti tradizionali e noi i nostri. Loro ci hanno fatto addirittura una torta e noi per ricambiare abbiamo steso un telo e appoggiato in offerta una parte del nostro abbigliamento tecnico ( scarpe, maglioni, giacche a vento, cappellini di lana ecc.) .
La mattina dell’ultimo giorno si sono schierati tutti davanti a noi e uno di loro , a nome di tutti ha ringraziato commosso , dicendo che mai con le spedizioni di altri paesi avevano avuto tanta generosità e calore.
Per concludere il nostro soggiorno, una volta arrivati a Paro ci hanno accompagnato sull’argine di un fiume e ci han fatto piantare a ciascuno un piccolo pino, nell’auspicio che un giorno torneremo a vedere quanto è cresciuto!!!
Paese fantastico, popolo gentile, umile, devoto… un piccolo angolo di paradiso!