Dopo le tragedie del terrore a Nizza e della sciagura ferroviaria in Puglia rischiamo di affondare nel caos del terrore e del dolore. Ma nel Vangelo troviamo una parola che ci risolleva e ci può dare una nuova speranza.
“Coraggio, sono io, non abbiate paura!”
E’ quello che Gesù dice ai suoi amici che lo vedono camminare sulle acque burrascose del mare di Galilea mentre viene verso la loro barca, nel racconto evangelico di Matteo (14,22-36)
Gli apostoli hanno paura di Gesù come hanno paura delle acque minacciose, che nella Bibbia sono simbolo del male e del caos che travolge l’uomo.
E possono essere anche il simbolo del caos che sembra regnare in questi ultimi giorni attorno a noi e dentro di noi, quando vediamo la follia del terrorismo che a Nizza colpisce in modo orribile, quando assistiamo a tragedie nazionali come quella dei due treni in Puglia che si scontrano in modo assurdo, quando non lontano da qui un ubriaco, tamponando un auto, getta nel lutto più nero due famiglie. E a queste tragedie, che coinvolgono nazioni e paesi interi, si sommano le piccole tragedie personali che non arrivano ai giornali ma che ci colpiscono lo stesso nel profondo e ci destabilizzano.
E’ davvero un mare agitato quello della storia umana, dove regna il caos, cioè l’assenza di un significato, di una direzione, di una sicurezza. Nel Salmo 41 troviamo scritto: “Dirò a Dio, perché mi hai dimenticato?”
In questo caos sembra regnare anche l’assenza di Dio!
Gesù invece cammina su questo caos e anche a noi dice “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”
Facciamo fatica a riconoscerlo, e come gli apostoli non crediamo che si possa vincere quel caos che ci fa affondare.
Anche noi vorremmo camminare sulle acque, essere più forti, dominare il male e sconfiggerlo. Come Pietro ci proviamo, ma poi affondiamo di nuovo.
“Signore, salvami!” grida l’apostolo in mezzo alle acque. E Gesù lo afferra e non lo lascia affondare.
“Coraggio, non abbiate paura!” lo dice anche al nostro cuore terrorizzato e muto.
E anche se spesso non abbiamo la forza e la fede di gridare forte “Signore salvami” perché siamo troppo tristi e sfiduciati anche verso Dio, Gesù sente nel nostro profondo quella invocazione e ci afferra il cuore.
In questi giorni di caos e di dolore, ascoltiamoci reciprocamente e afferriamoci per la mano.
Non permettiamo che nessuno lasciato solo affondi nella sua solitudine e nella paura.
don Giovanni