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in oratorio va in scena la voglia di vivere

“Spaccato in due” è uno spettacolo che con un attore sul palco e pochi elementi ripercorre la vicenda straordinaria di Gianluca Firetti, ragazzo di 20 anni che nel gennaio del 2015 termina la sua battaglia con una terribile malattia vittorioso nella fede anche se sconfitto nel fisico.

martedì 2 maggio 20.30

Salone dell’Oratorio di Moniga del Garda (Brescia)

via Roma 1

spaccato in due (1)Federico Benna, attore, prendendo spunto dal libro che Gianluca stesso insieme al suo padre spirituale don Marco D’Agostino ha scritto, porta in scena un percorso che coinvolge chi lo guarda anche non avendo conosciuto Gianluca.

E’ un vero e proprio inno alla vita, alla speranza, alla difficoltà di vivere e alla voglia di vivere e credere, nonostante tutto…

Chi è Gianluca Firetti?
ecco brevemente la sua storia

Gianluca è un bel ragazzo di 18 anni di Sospiro, un piccolo paese vicino a Cremona. E’ un normalissimo giovane dei nostri giorni, frequenta la quinta superiore all’Istituto di Agraria ha un profilo Facebook, va all’oratorio, fa l’educatore al Grest,  è un grande appassionato di calcio e gioca nella squadra del suo paese, la “Sospirese”.

Nel settembre 2012, ripresi gli allenamenti dopo la pausa estiva, inizia ad avvertire un fastidioso dolore all’altezza del ginocchio destro.

Inizialmente si pensa ad uno stiramento, uno strappo, un’infiammazione… ma il dolore non passa… si fanno una serie di accertamenti medici sempre più approfonditi.

Il 18 dicembre 2012 un medico specialista a cui si è rivolto dopo gli ultimi esami gli dà la diagnosi definitiva: “Gianluca  tu hai un osteosarcoma, ossia un tumore alle ossa. Dimenticati il calcio, dimenticati di camminare, correre… adesso vai a casa, passa il Natale con la tua famiglia, mangiati una bella fetta di panettone, saluta i tuoi compagni di scuola, i tuoi amici e poi il 2 di gennaio ti voglio qua … inizieremo con la chemioterapia, poi la radioterapia e poi proviamo l’intervento…

Gianluca si sente mancare la terra sotto i piedi.

E’ disperato. Arrabbiato.

Inizia, da quel momento, un percorso durato poco più di due anni  che lo porta alla morte il 30 gennaio 2015 nell’ospedale di Cremona.

Medici, ospedali, chemioterapia, radioterapia, flebo, pastiglie, dolori, sofferenze accompagneranno il ragazzo per tutto il decorso della malattia.

Ma il percorso di dolore e sofferenza di Gian ad un certo punto prende un’altra prospettiva.

Gian inizia a lasciare spazio a Gesù in questa storia umanamente tragica.

Inizia a pregare, inizia ad interrogarsi e ad interrogare, inizia a dare un perché alla sua condizione, inizia a leggerla non più con occhi umani ma con gli occhi della Fede.

Si apre agli altri e a Dio, prega, si fida del Signore.

A Dio chiedeva “…se puoi SMEZZAMI la Croce”, cioè di tagliala a metà, per portarla metà ciascuno.

Arriva anche a dare una risposta alla domanda che tutti ci porremmo davanti ad una sofferenza così forte: “Perchè proprio io?” E Gian si dà questa risposta: “il Signore mi ha messo qui su questa Terra perché chi mi incontra possa capire che la vita non è tutta rose e fiori”.

143936811_1426855061La sua casa diventa una specie di “porto di mare”, condivide il suo dolore con tanti amici che gli stanno vicini, gli fanno compagnia, che creano il gruppo “I bananari”.

Nell’estate del 2014 incontra don Marco, un sacerdote che inizia a frequentare la sua casa: i due diventeranno grandi amici.

Don Marco accompagnerà Gian in tutta la fase finale della sua vita rimanendo profondamente colpito dalla Fede, dalla generosità dal grande cuore di quel ragazzo che non pensa mai a sé e alla sua malattia ma sempre agli altri.

Nei primi giorni di gennaio del 2015 i due decidono di scrivere un libro in cui si narra la storia di Gian e il percorso di conversione che don Marco è chiamato a fare davanti alla grande Fede di Gian.

Nel giro di 8 giorni scrivono il libro “Spaccato in due” l’alfabeto di Gianluca.

Il 13 gennaio, emozionato, Gianluca firma il contratto come autore del libro.

Morirà dopo 17 giorni.

Fino agli ultimi giorni di vita, nella sofferenza, dalla stanza dell’Hospice continua a pensare agli altri al punto che quattro giorni prima di morire, imbottito di morfina, faticando a respirare vuole a tutti i costi sapere dell’interrogazione in latino di un suo amico e, con una fatica enorme, gli manda un messaggio per sapere il voto.

Quando i suoi amici lo andavano a trovare non si lamentava mai, nemmeno del fatto di non poter più camminare o uscire di casa, di non poter frequentare le ragazze:

Gian diceva ai ragazzi di non sprecare la loro vita, perché lui aveva capito l’importanza di vivere ogni momento nel migliore dei modi.

Gian vuole che la nostra vita sia bella… che non sia superficiale…

che la nostra salute non vada sprecata perché lui sa cosa vuol dire perderla…

ci vuol chiedere che le opportunità della vita di un giovane non vadano sprecate.

In poche parole il messaggio di Gian è:

 TU CHE PUOI ANCORA…

NON PERDERE L’OCCASIONE

DI FARE DEL BENE!!!

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