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il vino nuovo di San Martino

La festa del patrono della parrocchia di riporta alla bontà del Vangelo, di cui Martino fu testimone. Giuseppe Sgambetterra, seminarista calabrese, con il vino ci fa ritrovare il buon gusto del santo vescovo.

“A San Martino ogni mosto diventa vino”. Tutti noi conosciamo questo proverbio, tramandatoci dalla saggezza popolare. I contadini da sempre hanno legato la data dell’undici novembre, festa del nostro Santo, alla data della perfetta maturazione del vino. Questo giorno, nell’ambito contadino, è un giorno di grande rilevanza! Aprire le botti e assaggiare il vino nuovo apre anche un clima di festa, un clima di gioia, che continuerà ad allietare il cuore dell’uomo nei tristi mesi invernali, fino alla prossima vendemmia!

Gesù è colui che trasforma la nostra vita insapore, come l’acqua, in una vita frizzante e gioiosa come il vino. Egli sempre ci dona questo vino, ma c’è un monito che anche a Cana si sente, rivolto a noi da Maria: “Fate quello che vi dirà”. Il vino ci è donato, ma è affidato a noi. Sono i servi a portare le giare, è il maestro di tavola a servirlo… siamo noi i recipienti e le coppe.

In un altro brano del Vangelo Gesù ci mette in guardia proprio sul nostro “essere recipienti”. Nel Vangelo secondo Marco (2,22) Gesù dice: “Nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi”.

acqua-vinoChe vuol dire essere otri nuovi? Il vino nuovo è il Vangelo, la Bella Notizia di Gesù che consiste nella sua venuta tra noi, piena manifestazione dell’Amore del Padre e della sua Misericordia che ci è donata tramite lo Spirito del Crocifisso Risorto. Ma in che modo noi portiamo questo annuncio? Si può portare questo annuncio con le rughe di una triste vecchiaia? L’annuncio del Verbo che si fa carne in una realtà disincarnata e lontana da noi? Si può portare questo annuncio in modo tale da farlo sembrare più un peso, un vincolo, che una liberazione?

Forse il problema sta in questo. Viviamo la fede e la trasmettiamo come se fossimo “otri vecchi”. Il Vangelo invece è fermento e movimento, è gusto e gioia, e se noi come otri nuovi non riusciamo ad uscire da vecchi standard rischieremo di rompere la nostra fede e di lasciare che il vino nuovo donatoci da Cristo passi senza toccare il palato di nessuno! È una responsabilità alta e grande! Dobbiamo portare il vino con rinnovata gioia, con una testimonianza di fede vera, di una fede che solletica anche le pareti dei “nostri recipienti”, dei nostri cuori, senza spaccarli, ma inebriando prima di tutto noi stessi.1111-w4

Martino fu un otre nuovo. Il Vangelo di Cristo per lui fu novità che portò gioia al suo cuore. Fu una novità che trasformò la sua vita, che lo fece diventare otre nuovo. Martino, infatti, abbandona la vita di un tempo per vivere solo del sapore di quel vino nuovo che Cristo gli ha donato. Martino è un sommelier e come tale sa e vuole consigliare quel vino agli altri. Ha provato il sapore della Misericordia di Dio, che lo ha portato al battesimo e al dono totale di sé nella consacrazione e, divenuto vescovo, si prodigò a portare quel saporito vino nuovo a tutti. Martino è una novità nella Chiesa del suo tempo. È un vescovo frizzante che vive la sua vita tra i poli di preghiera e azione. È un vescovo che lascia il suo palazzo vescovile per incontrare la gente, per andare verso le necessità degli altri, per portare quel sapore nelle periferie. Martino è la Chiesa in uscita! La ronda del soldato si è trasformata nel correre del pastore che cerca le sue pecore, che le nutre e dà loro la vita! Martino ha vissuto così tanto il suo essere recipiente, il suo versare negli altri il vino della Bella Notizia di Gesù, in un dono così totale che gli è valso, senza aver versato il sangue, di essere pregato come si prega un martire (Martino fu il primo santo confessore canonizzato nella Chiesa, la sua colletta è sul modello dei martiri: “O Dio, che hai fatto risplendere la tua gloria nella vita e nella morte di san Martino vescovo, rinnova i prodigi della tua grazia, perché né morte né vita ci possano mai separare dal tuo amore”).

Gustiamo anche noi di questo vino, in onore di San Martino brindiamo col vino nuovo, che allieta il cuore dell’uomo (cfr. Sal 104) e ricordiamo il suo esempio, ricordiamo ciò che lui ha fatto per seguire la Parola di Gesù ed essere così otre nuovo per vino nuovo. Assaporiamo questo vino, inebriamoci del suo sapore, e portiamolo agli altri, come otri nuovi ed umili, perché ogni otre sa che il contenuto è più importante del recipiente! Non disperdiamo il messaggio di Gesù nelle nostre chiusure mentali e nelle pareti delle nostre chiese, ma portiamolo a ogni uomo con l’amore e la gioia con cui Dio ce lo ha donato e gli otri della Chiesa ce lo hanno trasmesso! 

Giuseppe Sgambetterra

studente del seminario “San Pio X” di Catanzaro