Pellegrinaggio parrocchiale per il Giubileo: una esperienza di cammino per riscoprire la misericordia di Dio nella vita quotidiana.
1, 2, 3, 4, 5… 43! e 44 con me!
E’ stata questa una delle cose che più ricorderò dei tre a Roma con i pellegrini della parrocchia: contare le persone del gruppo sul pullman e nei vari spostamenti in città da un luogo all’altro. Quando si guida un gruppo e si è responsabili della buona riuscita di una esperienza, è davvero importante non perdere nessuno, specialmente nel caos di una città grande come la nostra capitale.
Ogni tanto qualcuno o qualcuna rimaneva indietro o si perdeva, anche a causa del mio passo veloce alla testa del gruppo, ma alla fine ci siamo sempre ritrovati e siamo tornati a casa contenti.
Pensando a questo aspetto “tecnico” del pellegrinaggio (la conta dei partecipanti) ho pensato che la preoccupazione che nessuno si perda non è solo mia come responsabile del viaggio, ma anche del Signore stesso. Leggendo con attenzione il Vangelo, davvero grande è l’attenzione di Gesù che nessuno sia escluso e “rimanga indietro” nel viaggio verso il Padre. Ed ecco che il Maestro insegna ai suoi discepoli a contare tutti, perché tutti contano nel piano di Dio, a partire da quelli che sono messi in fondo alla fila della vita e spesso anche della comunità dei credenti.
Ecco allora il senso del passare la Porta Santa di San Pietro in questo Giubileo della Misericordia. Mentre attraversavo la soglia di questo luogo simbolico della grande basilica vaticana, ho percepito all’orecchio spirituale la voce di Dio che conta anche me, come quello o quella che è passato prima di me e quello o quella che dopo di me ha varcato il portone aperto.
In questi tre giorni di cammino romano, il nostro gruppo di parrocchiani di Moniga (e non solo, visto che molti erano di parrocchie vicine e persino dalla mia parrocchia di provenienza, Bussolengo) ha varcato tante altre porte simboliche che danno un senso profondo al gesto del passare la Porta Santa. Tutti noi abbiamo prima di tutto varcato la porta di casa per partire, e già in questo c’è la decisione di uscire e di mettersi in cammino spirituale nella vita. La fede è sempre un uscire e rientrare, un andare fuori e tornare, in un movimento che non teme di mettersi in cammino. Tutti abbiamo poi varcato le porte e i cancelli di molti luoghi storici di Roma, che ci ricordano che veniamo da una storia di fede che ci precede e che ci chiama però ad essere protagonisti. Se il mondo dell’antica Roma ha lasciato vestigia ormai morte e visitabili con stupore ma distacco, la storia bimillenaria della fede cristiana ha bisogno della nostra partecipazione attiva perché non rischi di rimanere solo un ricordo monumentale del passato.
Tra i luoghi più significativi che abbiamo visitato, la basilica di San Bartolomeo sull’Isola Tiberina, è stato davvero un invito ad essere protagonisti della storia attuale del cristianesimo. La basilica infatti da diversi anni contiene molte testimonianze di quelli che sono i martiri del Vangelo tra ventesimo e ventunesimo secolo, i martiri di oggi, che hanno alimentato con il loro sangue il cammino del Vangelo nella storia contemporanea. Troviamo infatti sugli altari oggetti appartenuti a preti, religiosi e religiose, donne e uomini, anziani e anche ragazzi e bambini che in tutti i continenti hanno pagato con la vita la loro fedeltà al Vangelo.
Il nostro viaggio ha avuto il suo vertice nella grande udienza con il papa in Piazza San Pietro. Nell’immensa piazza contornata dallo stupefacente colonnato del Bernini, dopo una coda di più di un’ora per entrare a causa dei controlli di sicurezza, abbiamo assistito alla catechesi di papa Francesco sulla misericordia nel Vangelo.
La misericordia è davvero per tutti in ogni luogo e tempo. Già nel farsi battezzare nel fiume Giordano con tutti gli uomini, Gesù mostra una solidarietà con gli esseri umani limitati e fragili che è lo stile di tutta la sua missione. Non con segni di potenza ma con segni di piccolezza il Cristo si manifesta, e in questo mostra il perdono continuo di Dio Padre per tutti. Papa Francesco ha ribadito più e più volte che tutti siamo peccatori, ognuno a suo modo, e quindi siamo tutti sotto il perdono di Dio, nessuno escluso.
E’ stato bello vedere questa piazza strapiena di gente venuta da tutto il mondo, e pensare che le statue di tutti i santi del colonnato ben rappresentano i santi veri e propri in paradiso che guardano l’umanità con lo sguardo amorevole di Dio dal cielo e dentro il cuore.
Siamo tornati a casa nella serata di mercoledì. C’eravamo tutti, ricontati l’ennesima volta dopo la partenza dall’ultima tappa in autogrill. Eravamo in 44, ancor più uniti da un esperienza forte e ben vissuta da tutti. Siamo rientrati nelle nostre case, varcando la soglia della porta della nostra vita quotidiana con la consapevolezza che per Dio, nella sua incalcolabile misericordia noi contiamo davvero!
Giovanni don (numero 44!)