La piccola chiesa intitolata alla Madonna della Neve sorge, isolata, nella campagna di Moniga, non lontana dal lago. Alti cipressi e un corso d’acqua la fiancheggiano su un lato, alle spalle ha il cimitero comunale, la facciata è rivolta ad est, verso il Garda.
Il suo nome si riferisce al miracolo avvenuto a Roma, sul colle Esquilino, il 5 agosto dell’anno 352. Costruita in stile romanico, risale probabilmente alla seconda metà del XVI secolo: non viene mai citata, infatti, nei verbali delle visite pastorali che il vescovo GianMatteo Giberti compie in Valtenesi tra il 1529 e il 1541. Si può dire, dunque, che si tratta della chiesa romanica più “giovane” fra tutte quelle della Valtenesi.
La facciata, che ha un prospetto a capanna ed è ora senza intonaco, è preceduta da un pronao (loggetta) a pianta quadrata a cui si arriva salendo una breve scalinata. La piccola loggia protegge il portale d’ingresso, intorno al quale si aprono tre finestre che illuminano l’interno. Queste, come il pronao, sono state quasi certamente costruite nel corso del 1800.
Un ingresso secondario si trova sul lato settentrionale della chiesa. Il suo interno si presenta ad aula unica, costituito, cioè, da un solo grande vano e dall’abside. Gli spazi sono straordinariamente proporzionati: l’abside è un quadrato di metri 5×5, l’aula è un rettangolo di metri 10×15. Anche l’altezza è in armonia con le dimensioni della superficie, come lo sono le lesene e gli archi a tutto sesto. Dal presbiterio si passa, da un lato, all’interno del campanile, dall’altro, in una grande sacrestia. Il pavimento di cotto che ricopre l’aula è antico e bello nella sua semplicità; quello dell’abside, invece, è stato collocato in tempi recenti. La decorazione delle pareti risale ai nostri anni e contrasta con lo stile delle parti autentiche ancora visibili. In origine, probabilmente, vi erano degli affreschi, ma sono andati perduti nel XIX secolo, quando la chiesa fu usata come lazzaretto in occasione di un’epidemia di colera e poi, per disinfezione, fu tinteggiata a calce. Nei secoli precedenti anche la peste, come il colera, era stata molto temuta e ce lo ricorda, in questa chiesa, l’altare laterale dedicato a San Nicola, invocato come protettore, dopo San Rocco, durante le pestilenze.
Grazie ai verbali della visita pastorale del vescovo Giovanni Bragadino, sappiamo che nel 1743 questo oratorio, di dimensioni grandi per la Valtenesi, appartiene alla comunità di Moniga e vi si celebra una messa ogni giorno. Nello stesso anno viene benedetta una campana in onore di Sant’Anna Maria Eurosia. Alcuni anni prima, nel 1724, a Moniga si era costruito, per volontà del vescovo, un secondo oratorio, quello della Pergola, dedicato all’Immacolata Concezione.
Oggi la chiesetta della Madonna della Neve, chiamata anche di San Michele, è solitamente chiusa al culto, ma, soprattutto in estate, è utilizzata come chiesa del cimitero.